Multa Salata per Avvocato che invia lettere di convocazione riutilizzando fogli già stampati sul retro

Anche se fare economia di carta in ufficio può essere ecologico e anche utile per spendere meno in cancelleria, se non si presta attenzione a volte risparmiare sui costi della carta per la stampante può risultare molto caro. Lo ha imparato a sue spese un avvocato che a quanto pare aveva l’abitudine di riutilizzare i fogli già stampati su un lato per sfruttarne anche il retro con una seconda stampa. Peccato che di recente lo abbia fatto in un’unica lettera ma per clienti diversi.

Per inviare delle convocazioni agli inquilini di una proprietà immobiliare, in almeno due casi una professionista legale non si è infatti accorta che stava usando fogli che erano già stati stampati precedentemente e che nel retro contenevano informazioni personali di precedenti clienti, uno dei quali minorenne.

Distrazione che non poteva passare inosservata ai condòmini quando hanno ricevuto le lettere dall’avvocatessa, i quali, rendendosi conto della divulgazione di dati personali a terzi non autorizzati, hanno deciso di farne segnalazione all’autorità per la privacy.

E’ stato quindi così che l’ AEPD (Agencia Española de Protección de Datos) ha avviato un’istruttoria per verificare l’accaduto, e dopo aver visionato i documenti prodotti nel reclamo degli inquilini della proprietà immobiliare, ha chiesto chiarimenti all’avvocatessa, senza però ricevere da quest’ultima alcuna risposta o giustificazioni di sorta che potessero contraddire gli eventi denunciati.

L’autorità ha quindi preso atto che la professionista aveva effettivamente commesso una violazione dell’art. 32 del Gdpr, che obbliga i titolari del trattamento a mettere in atto “misure tecniche e organizzative adeguate per garantire un livello di sicurezza adeguato al rischio”, che comprendono la “capacità di assicurare su base permanente la riservatezza, l’integrità, la disponibilità e la resilienza dei sistemi e dei servizi di trattamento” nonché una procedura per testare, verificare e valutare regolarmente l’efficacia delle misure tecniche e organizzative al fine di garantire la sicurezza del trattamento.

Per tali motivi, pur riconoscendo che si fosse trattato di una negligenza involontaria, il garante spagnolo ha comunque constatato che le informazioni che apparivano sul retro dei documenti “sono dati personali che consentono l’identificazione delle persone interessate”, e pertanto con procedimiento N.PS/00390/2019 del 9 giugno 2020 ha inflitto una multa di 2.000 euro alla professionista.

Se è sfumato l’intento di risparmiare un po’ di denaro, (visto che con i soldi della multa ci avrebbe potuto comprare almeno mille risme di fogli di carta A4), all’avvocatessa rimarrà almeno la magra consolazione del suo buon proposito ecologico di rispettare l’ambiente e pesare meno sulle risorse naturali.

 

Articolo Ripreso da: Federprivacy.org