Raccolta di montagne di informazioni sensibili con il ticket d’accesso alla città: faro del Garante Privacy sul Comune di Venezia
Appena il 16 gennaio 2023 entrerà in vigore il contributo d’accesso, il Comune di Venezia si troverà a maneggiare una montagna di dati sensibili. E il Garante per la Privacy ha acceso un faro. Prima ancora dell’approvazione del regolamento, ha scritto a Ca’ Farsetti per chiedere le norme in base alle quali si chiederanno ai visitatori e ai residenti fatti delicati, quali tecnologie informatiche saranno utilizzate e come sarà gestita la mole di informazioni.
Per non pagare il tributo, chi arriva da fuori regione dovrà certificare puntualmente il motivo per il quale chiede l’esenzione: disabilità, provare che sta effettuando cure sanitarie nelle strutture della città o di dover effettuare esami specialistici; dichiarare di essere accompagnatore di un degente, parente di un detenuto che si appresta alla visita a Santa Maria Maggiore o al carcere femminile della Giudecca; i residenti dovranno dichiarare familiari o amici invitati alla festa di matrimonio, pranzo di compleanno; vale anche per il funerale del caro estinto.
Stessa trafila per imputati, testimoni, legali e parti civili nei procedimenti giudiziari (ma la cittadella giudiziaria è in piazzale Roma è zona franca, quindi vale per il Tar e gli uffici giudiziari che sono ancora oltre il ponte di Calatrava).
Ma nel database delle prenotazioni finiranno anche i nomi di tutti coloro che si recheranno a Venezia per un giorno, italiani o stranieri che siano, sia per una gita turistica che per un appuntamento sentimentale.
Una messe di informazioni che più personali non si può. Il Comune ha un mese di tempo per rispondere al Garante e documentare il rispetto della normativa italiana ed europea in materia di trattamento di dati.
Gli uffici sono già al lavoro e un’anticipazione della risposta, in qualche modo, l’ha data il direttore generale Morris Ceron, che mercoledì scorso ha diffuso una lettera aperta in occasione dell’assemblea dei residenti alla cui in quattrocento in Pescheria a Rialto hanno reclamato il diritto di essere interpellati su un provvedimento che cambierà radicalmente il loro quotidiano, a cominciare dai vigilanti che fermano per strada per sapere se si è pagato il contributo, se si è esenti e per piacere mostrare la carta d’identità o il Qrcode.
«Mi sento di poter fornire rassicurazioni di pieno rispetto della normativa in materia – ha garantito Ceron – Nel procedimento è pienamente coinvolto il Dpo, l’organo di consulenza esterno chiamato dalla legge a verificare il rispetto delle regole in materia di protezione dei dati personali. Vorrei essere chiaro: l’istante successivo a quello in cui un cittadino dichiara di aver invitato qualcuno a casa propria, non sarà possibile per nessuno mettere in relazione invitante ed invitato. Questo perché il dato sarà semplicemente cancellato. Pertanto, l’ospite avrà un Qr-code dal quale non sarà possibile risalire chi l’ha emesso, proprio per garantire la privacy di ciascuno».
La preoccupazione principale dei veneziani è quella di dover comunicare all’amministrazione, attraverso il portale per le prenotazioni VeneziaUnica, i nomi di amici e parenti non residenti in visita, se li si vuole esentare dai 3-10 euro del tributo (la cifra non è ancora fissata e sarà variabile).
Fonte: Corriere della Sera
Articolo ripreso da: Federprivacy.org